Vogliono fare la festa agli alpini

Mio padre non leggeva tanto, non aveva molto tempo libero e quello che aveva preferiva impiegarlo in sella a una bicicletta. Però aveva alcuni libri che se li era letti e riletti: parlavano tutti della ritirata degli alpini dalla Russia nella seconda guerra mondiale. Lui aveva fatto il militare di leva negli alpini della divisione Julia, una di quelle decimate durante la ritirata, e si era appassionato a quella storia. Così si era procurato volumi come “Centomila gavette di ghiaccio” e “Nikolajewka: c’ero anch’io” di Giulio Bedeschi, e “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, e altri ancora, e ogni tanto li riprendeva in mano per rileggerli. Credo che la cosa che lo interessava di più fosse la vicenda umana (e a tratti disumana) di quei poveri soldati mandati ad affrontare il gelido inverno russo con scarponi di cartone. Immagino (non abbiamo mai avuto modo di parlarne) che il fatto che gli alpini facessero parte di un esercito invasore e alleato dei nazisti fosse per lui superato dagli eventi: la responsabilità della guerra era di Mussolini, e i soldati italiani ne erano tra le vittime.

E’ notizia di oggi che il Parlamento italiano ha designato una giornata dedicata al ricordo del sacrificio degli alpini, indicando il 26 gennaio in quanto anniversario della battaglia di Nikolajewka. Copio e incollo dal sito del Senato:

“La Repubblica riconosce il giorno 26 gennaio di ciascun anno quale Giornata na­zionale della memoria e del sacrificio degli Alpini, al fine di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale, nonché di pro­muovere i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano.”

Ora, anch’io credo che gli alpini in qualche modo incarnino “i valori della difesa della sovranità” ecc. ecc., ma a Nikolajewka non si trovavano per questi motivi: erano là come invasori di un altro stato sovrano. Perdipiù il calendario offre l’occasione per un inquietante corto circuito: il 26 gennaio si ricorderebbe la guerra contro i russi, e il 27 il giorno della memoria dell’olocausto, che cade nell’anniversario della liberazione di Auschwitz, liberazione effettuata dai russi. Io credo che per celebrare la storia e i valori degli alpini si sarebbero potuti trovare altri giorni e altre vicende.

Chissà mio padre cosa ne penserebbe. Forse per lui sarebbe stata più indicata una giornata per chiedere scusa agli alpini. E nessun alibi per i fascisti.

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